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Cip, l'uccellino


Scricciolo. Foto di Daniele Mileto


Forse non tutti sanno che da molto tempo tra gli uccellini c’è una simpatica usanza.

A differenza dei bambini che se li trovano attribuiti alla nascita dai genitori, sono gli uccellini che si scelgono i nomi.


Gli uccellini da sempre hanno amato i bambini, con i quali riescono a comunicare anche solo guardandoli negli occhi.


Per questo motivo un bel giorno, in un tempo lontano, gli abitanti del cielo decisero che dovevano sollevare il morale a coloro ai quali venivano appioppati nomi terribili.


Il solo pensare ai poveri Agilulfo, Basileo, Callisto, Eligio, Imerio, Tizio, bambini che si dovevano portare questi nomi tutta la vita solo perché il ricordo di qualche loro avo illustre doveva essere tramandato nei secoli, faceva venire la pelle d’oca agli uccellini.


Quindi, per non lasciarli soli in questo triste destino, dopo essere usciti dal nido, aver imparato a volare e a nutrirsi da soli ecco che anche per loro arrivava il giorno, divertentissimo, della scelta del proprio nome.


Non erano nomi comuni.

A Cusano (ora Cusano Milanino) si andava dal Vieniquichenontifaccioniente, Inscíavéghen, Vaiavantituchemiviendaridere, Selaválagáigamb, a Intascavalacartadicaramella, per citarne alcuni.


Ai giorni nostri, nonostante fossero passati secoli, questa brutta abitudine di attribuire nomi strani ai propri figli non era stata abbandonata.


Quindi anche la tradizione tra i pennuti andava avanti e l’uccellino del nostro racconto, un simpatico scricciolo, aveva scelto il nome Cippirimerlo proprio perché non era un merlo.


Per abbreviazione Cip.


Cip andava d’accordo con tutti ma si teneva alla larga dai falchi e dagli uccelli predatori con i quali sentiva di avere poche affinità.


I suoi compagni preferiti erano i piccioni.


Quanti voli nel cielo in loro compagnia! In picchiata, a giravolte, a raso terra, a foglia morta, simulando le acrobazie degli aerei che alle volte vedevano sfrecciare molto più in alto sopra le loro teste.


E quante risate quando la cacca di un piccione centrava il bersaglio!


Cip e i suoi amici pennuti, dall’alto, vedevano anche che molti umani non si stavano comportando bene con l’ambiente.


Scambiando la terra per una enorme pattumiera, diversi personaggi buttavano tutto a terra, non raccoglievano la cacca dei loro cani, non differenziavano correttamente i rifiuti, lasciavano nei boschi e nei cespugli lavatrici, batterie e copertoni d’auto.


Un delirio. Come indurli ad essere civili?


Un giorno mentre volava sopra un parco cittadino a Cip venne in mente un’idea, quella di chiedere ai piccioni di formare le pattuglie.


Non solo pattuglie acrobatiche, ma anche pattuglie di controllo e di combattimento.

Appena veniva avvistato il personaggio che stava buttando il mozzicone a terra o non raccoglieva la cacca del proprio cane o abbandonava rifiuti, ecco che dalla pattuglia partiva il piccione combattente.


Con mira precisa e volo acrobatico la cacca centrava il bersaglio: la testa, il naso, la fronte o il bel vestito del malfattore, appena ritirato dalla tintoria.


Che risate nelle pattuglie! Che aumento di volume d’affari per le tintorie cittadine!

Che girotondi favolosi tra i bambini che cantavano divertiti: “Vola qua e vola là, il prossimo piccione chi colpirà?”!


Un senso di vergogna incominciò a serpeggiare tra coloro che venivano colpiti dalle pattuglie acrobatiche, perché facevano capire a tutti che non si erano comportati bene con l’ambiente.


Questo senso di vergogna fu provvidenziale perché li fece cambiare in meglio e ben presto non ci fu più nulla a terra, nemmeno un piccolo, piccolissimo mozzicone di sigaretta.


Grazie Cip, con questa tua bella idea ci hai dimostrato che si può contribuire a migliorare le cose e in più ci si diverte!



Gli Autori: Cip e le Pattuglie Piccioni



Se volete approfondire l’argomento dei nomi, a questo link



potrete conoscere chi oggi si chiama veramente X Æ A-Xii




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