Si chiamavano tutti Fumò, ma ognuno di loro aveva la propria personalità.
Fumò 17 ad esempio era lungo, stretto e con una vocina stridula, mentre Fumò 83 era grassoccio, corto e non parlava mai, pensava soltanto.
Ma qual era il significato di questa numerazione?
Era stato il Vento che un giorno, stanco di come stavano andando avanti le cose, aveva chiesto al Tempo di dargli una mano.
Bisognava assolutamente sapere quanti fossero i Fumò in strada e sui marciapiedi e quindi occorreva assegnare ai Fumò un numero: tutto dipendeva dall’istante esatto in cui rotolavano a terra.
Fumò 1 ad esempio era stato il primo a volare fuori da un'auto in corsa all’una di notte, mentre Fumò 503 era stato buttato giù dal balcone dell’uffico alle 10,30 durante una pausa caffè.
Per gli umani erano semplicemente mozziconi tutti uguali, ma si sbagliavano: erano invece tutti diversi perché si ricordavano l’ultimo pensiero di chi li aveva gettati in strada.
Era una popolazione enorme, quella dei Fumò: erano tantissimi e tutti tristi perché sapevano di non avere colpa se si trovavano dappertutto, invece di starsene tranquilli nei cestini lungo la via.
Non era colpa loro se gli uccellini li scambiavano per miglio, li beccavano e si prendevano il mal di pancia.
Non era colpa loro se nel mare i pesciolini li scambiavano per vermicelli e poi tossivano fino quasi a soffocare.
Eh sì, era proprio il Fumatore Indisciplinato la causa della loro tristezza: un umano che non era attento all’ambiente perché aveva così tanti pensieri in testa che quello non ci stava più.
Ma come fare per far stare anche il pensiero dell’ambiente in quella zucca?
La questione era molto complicata, ma Fumò 22 era un mozzicone creativo e non si arrendeva mai: ci avrebbe messo un po’ di tempo, ma avrebbe sicuramente trovato una soluzione.
Erano tre giorni che Fumò 22 stava ai piedi di quel simpatico tiglio, accanto ai Fumò arrivati poco dopo: 205, 206, 207, fino a Fumò 300. Si ricordava bene come era arrivato lí: il suo indisciplinato fumatore a notte fonda lo aveva gettato con due dita vicino all’albero mentre lui in volo gridava: ”Nooooo, più avanti c’è il cestino, buttami là!”. Niente da fare: il suo indisciplinato fumatore non solo non aveva nel cervello l’attenzione per l’ambiente, era anche sordo.
Se Fumò 22 avesse avuto anche solo due piccole zampette, sarebbe riuscito ad arrampicarsi fino al cestino e a calarsi dentro. Non avrebbe così più sentito le parole di rimprovero di alcuni passanti che lo vedevano ai piedi del tiglio insieme ai suoi numerosi compagni. “Ma non è colpa mia se sono qui!” rispondeva Fumò 22 amareggiato, ma nessuno lo sentiva perché anche i passanti erano sordi.
Essere sordi e avere il cervello troppo pieno di pensieri inutili che toglievano spazio a quelli importanti era una prerogativa degli umani: Fumó 22 ne era oramai convinto.
La mattina presto passò accanto a lui un simpatico cagnolino scodinzolante.
Era lí con il suo padrone che lo aveva portato fuori per fare i suoi bisogni.
Alzó la zampetta e fece la pipì sul tronco del tiglio, poi si spostò un poco e fece il resto sul prato.
Ci mancó poco che centrasse il povero Fumò 22, che non avrebbe sicuramente retto anche a questa umiliazione.
Il simpatico cagnolino si chiamava Paco e, quando ebbe finito, si sedette in attesa che il suo padrone raccogliesse i suoi escrementi per metterli nel cestino.
“Dai, andiamo Paco”! Disse il padrone lasciando tutto lì a terra. “Come andiamo?” Rispose abbaiando il cagnolino, “devi raccogliere, padroncino mio!”.
Più il padrone tirava il guinzaglio, più Paco restava inchiodato a terra: “Io non mi muovo se tu non butti nel cestino la mia cacca!”.
A questo punto intervenne Fumò 22 con dei consigli: “Paco, mettiti a tremare tutto, tira fuori la lingua a penzoloni, fingiti morto! Sta arrivando il Vigile e vedrai che gli darà una bella multa…”
Paco seguì i consigli di Fumò 22 e tra guaiti, strabuzzamenti di occhi, irrigidimenti delle zampe, bava alla bocca, lingua penzolante e tremori in tutto il corpo, fece venire un bello spavento al suo padrone.
Nel frattempo il Vigile, che avendo una vista buona da lontano aveva seguito la scena, si avvicinò al Padrone Indisciplinato di Paco e gli dette una bella multa: appena fatte, le deiezioni dei cani vanno raccolte e messe nei cestini!
Guarda un po’ le coincidenze! Senza neanche farlo apposta davanti al naso del Vigile, mentre elevava la multa al proprietario di Paco, passò in volo un bel mozzicone di sigaretta: Fumò 1003. Il Vigile si girò di scatto, vide anche l’Indisciplinato Fumatore che aveva appena fatto il lancio e multò pure lui, perché non aveva usato il cestino.
Non vi dico la soddisfazione di Fumò 22 che in appena quindici minuti aveva visto realizzato il suo sogno: gli indisciplinati che non usavano i cestini finalmente multati.
Sicuramente lo svuotamento del portafoglio, causato dalla salata multa, sarebbe stato ricordato dagli Indisciplinati: avrebbero così iniziato a porre attenzione all’ambiente! Ecco trovato il modo giusto per insegnare l’educazione: le multe!
Da quel giorno a scuola iniziarono ad andare anche i Fumatori Indisciplinati e gli Indisciplinati Proprietari di cani, perché dovevano leggere ai bambini questo racconto e scusarsi per aver tenuto un comportamento non corretto.
Da quel giorno anche i bambini, passeggiando per strada, prestavano attenzione ai Fumò. La cosa bella era che ne trovavano sempre di meno perché ora, finalmente, iniziavano a riposarsi nei cestini.
Gli autori:
Fumò 22 e Paco.
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